La mercificazione del corpo femminile avviene sin dagli anni ’70. Se all’inizio è avvenuta per ottemperare a una precisa strategia di mercato, oggi perché continua ad avere luogo? La risposta potrebbe apparire semplice. Gli uomini hanno ancora maggiori risorse economiche e potere rispetto alle donne che continuano a sfruttare per un business.
Da ciò discendono inevitabili conseguenze sul piano della comunicazione generando un problema radicato e strutturale che si è aggravato con l’uso dei social. Forse però, la mercificazione del corpo femminile potrebbe essere in qualche modo, causata o alimentata dalle stesse donne?
Lilli Gruber intervistata da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” lo scorso 27 ottobre 2019 consigliava alle donne di andare a prendersi il potere di decidere, quindi devono essere determinate, devono avere coraggio, non devono avere paura di chiedere e non devono mescolare i piani sul lavoro (niente abiti sexy, niente sesso coi capi insomma niente scorciatoie). Di conseguenza talvolta, sono proprio alcune donne ad usare il loro corpo per raggiungere i loro scopi. Così come si abbandona questa spirale?
Non voglio in nessun modo fornire delle risposte e neppure giudizi. Desidero solo riflettere sui messaggi che trasmettiamo, partendo dal presupposto che ognuno di noi comunica qualcosa sempre e in ogni caso.
In quest’ottica riflessiva, ho deciso di parlare di mercificazione del corpo femminile con la modella e contributor della rivista Mow, Simona Scalia.
Simona Scalia
L’utilizzo del corpo femminile come sponsorizzazione di sé può essere visto come mercificazione?
Se tu utilizzi il tuo corpo per comunicare e trasmettere un messaggio non è sbagliato però, lo devi fare con consapevolezza. Non c’è sfruttamento quando sei tu a decidere quale messaggio dare attraverso il tuo corpo. C’è mercificazione del corpo femminile quando viene usato come strada facile per avere un rientro o qualunque tipo di consenso che possa essere un like, dei soldi o un lavoro. Lì stai sfruttando il tuo corpo perché viene il tizio X che può essere un fotografo, un pubblicitario che ti dice cosa fare, come metterti in posa, cosa mostrare, stai diventando un oggetto perché lo fai senza pensare, senza coltivare un pensiero un ragionamento sull’idea da trasmettere. Questa è mercificazione e strumentalizzazione del proprio corpo perché lo fai solo per guadagnare dei soldi, ma è proprio così che molte ragazze sbagliano il modo in cui fanno o arrivano a fare il loro lavoro.
Quale messaggio vuoi veicolare tu?
Cerco di veicolare un messaggio di purezza e libertà anche attraverso il nudo anche se ultimamente lo sto accantonando un po’ per dare spazio ad altro. Una persona è talvolta molto più nuda quando viene ritratta in certe situazioni rispetto a quando è realmente senza vestiti.
Il nudo è insieme al ritratto la cosa più espressiva che ci sia perché il corpo nudo è pulito. Se non c’è nulla che contestualizzi, se non c’è contesto racconta molto della persona. Il nudo è purezza, non ha tempo.
Se viene fotografato un corpo neutro senza ammiccamenti o riferimenti e senza l’intenzione di fotografare effettivamente un nudo, si nota in fotografia. I nudi fatti per catturare la persona sono molto più eleganti e fini, di foto scattate in intimo perché qui il messaggio è solo “provocare”.
Qual è il confine tra l’arte del nudo in fotografia e la mercificazione del corpo femminile?
Innanzitutto, preciso che la fotografia non un’arte, ma un linguaggio. La fotografia non è altro che un mezzo con cui il fotografo vuole dire qualcosa. Di conseguenza una foto che mostra tutto di una donna al confine del pornografico ti sta dicendo “sono un porco” e per quanto possa apparire sgradevole è però, sincera.
La ragazza ritratta gli serve solo a dire qualcosa di sé. Il vero esibizionista non è chi viene fotografato, ma chi fotografa specie se non ha il coraggio di trasmettere un messaggio non mediato.
Se tu donna ti presti a questo, stai consentendo la mercificazione del tuo corpo. Per questo io sono diventata nel tempo l’espressione del mio messaggio e ho capovolto sempre di più i ruoli.
Quale pensi che sia il messaggio che alcune donne vogliono trasmettere quando postano sui social le proprie foto in costume da bagno o di particolari del proprio corpo? Non è una forma di mercificazione del corpo femminile?
Nessuno. Non hanno niente da comunicare. Cercano consenso da un like o da un commento. Dovrebbero fare attenzione perché le ragazzine che vedono queste cose tendono a emularle. Non dovrebbe passare il messaggio per cui si è qualcuno se si hanno conferme dall’esterno.
Come ultima battuta pensi che sia passato un messaggio effettivamente positivo con la copertina di Vanessa Incontrada su Vanity Fair?
Secondo me non è passato il messaggio: “Sono così e quindi?”, cosa che sarebbe stata positiva. Non è passato un reale messaggio di accettazione di sé stessi. È una bella ragazza in posa con un’espressione studiata a tavolino. Inoltre, non è possibile che la sua pelle non abbia un difetto. Insomma, photoshop è stato usato anche per lei.