Orientamento scolastico, come scegliere la scuola superiore

Nelle giornate del 14-15 Dicembre 2018 si è tenuto a Milano il XVII Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Dislessia che, quest’anno portava il titolo “Liberi di apprendere”. Dalla sessione di sabato 15 ho raccolto alcuni messaggi decisamente importanti sul tema dell’orientamento scolastico.

Essi derivano dall’esperienza pluriennale del Prof. Francesco dell’Oro, educatore, insegnante, autore di diversi libri, formatore e per molti anni, Responsabile del Servizio di Orientamento Scolastico del Comune di Milano.

Alcuni dati statistici riportano che la media europea di abbandono scolastico nella fascia 18-24 anni è del 10,7%, quella italiana del 13,8 (dati del 2016).

Tra la popolazione europea di 30-34 anni, possiede un titolo universitario il 34,4% dei maschi e il 43,9% delle femmine; in Italia le percentuali sono rispettivamente il 19,9 e il 32,5 (vedi i dati del 2016, https://www.istat.it/it/files/2017/10/WomenMenEurope-DigitalPublication-2017_it.pdf).

In entrambi i casi si tratta, per la popolazione italiana, di risultati ancora lontani dagli obiettivi comunitari per il 2020, per leggere il rappoorto https://ec.europa.eu/info/business-economy-euro/economic-and-fiscal-policy-coordination/eu-economic-governance-monitoring-prevention-correction/european-semester/framework/europe-2020-strategy_it

Pochi dati invece, suggeriscono quanto sia importante l’orientamento scolastico e il ruolo della scuola per il successo, e in definitiva per la realizzazione personale, o il suo contrario. Ammesso che il successo e la realizzazione personale passino, necessariamente, per un titolo di studio universitario.

 

Il mondo del lavoro è cambiato, e la scuola?

Ciò che appare certo è che ancora oggi, nonostante i cambiamenti radicali avvenuti negli ultimi due decenni nel mondo del lavoro, la scelta della scuola superiore risponde ancora a criteri di categorie e profitto.

Hai voti alti in tutte le materie? Bene, iscriviti al liceo.

La tua media è intorno al sette e non ci sono eccellenze particolari in qualche ambito? Vai all’Istituto Tecnico.

La scuola media è stata una sofferenza e il sei è stato il tuo voto più frequente? Eccoti pronto per una scuola professionale.

Si tratta di stereotipi che, oggi, non hanno più significato di esistere. Nel senso che non sono queste le considerazioni da fare, né da parte dei genitori, nè da parte degli insegnanti.

Una considerazione che vale per tutte: il 65% dei bambini che frequentano la scuola primaria, farà un lavoro che oggi non esiste ancora! Capite bene come appare ormai anacronistico applicare il ragionamento utilizzato dai nostri genitori negli anni ’90 o 2000 per la scelta della scuola superiore.

 

Allora questo orientamento scolastico?

La scelta deve essere orientata a ciò che appassiona e i ragazzi devono esserne i protagonisti. Ciò che gli adulti devono fare è semplicemente osservarli nelle situazioni quotidiane rispetto alla qualità delle relazioni, alla partecipazione alla vita scolastica, all’entusiasmo che dimostrano per la conoscenza e come funziona il mondo. Occorre concentrarsi sulle potenzialità, piuttosto che sulle prestazioni in termini di voti. E ricordate che spesso, non vi è corrispondenza tra le abilità personali e i titoli di studio formali.

Inoltre, occorre ricordare come oggi sia socialmente più accettabile di un tempo, che un ragazzo decida di cambiare indirizzo scolastico durante o dopo il biennio.

E’ del tutto normale che a 14 anni non si abbiano le idee chiare e non deve spaventare una possibile decisione di proseguire gli studi dopo l’Istituto professionale, così come la scelta di iscriversi a Medicina dopo il diploma in Scienze Umane.

La formazione (umana e scolastica) dopo tutto, è un percorso e si procede passo dopo passo, interrogandosi ad ogni tappa sul senso della propria mèta. Ciò che è importante è poter sempre rispondere che ne “vale il viaggio”.

 

Quali sono le competenze che la scuola deve sviluppare, qualunque essa sia?

Il sistema scolastico – dice il Prof. Dell’Oro – deve essere un laboratorio di ricerca, di lettura e scrittura; deve sviluppare il pensiero critico e coltivare l’entusiasmo per continuare ad imparare; deve insegnare a gestire le relazioni con gli altri”.

Sono richiesti livelli minimi di conoscenze informatiche e almeno una lingua straniera, insieme a cognizioni di diritto ed economia. Tutto il resto si apprenderà a suo tempo nel mondo del lavoro.

Le competenze necessarie non sono le nozioni specialistiche a cui siamo abituati a pensare, quanto piuttosto caratteristiche personali in grado di supportare i cambiamenti del mondo del lavoro e della società, ossia:

  • Flessibilità e adattamento
  • Attitudine a lavorare in gruppo
  • Analisi delle situazioni e problem solving
  • Capacità relazionali e di confronto dialettico
  • Assunzione di responsabilità
  • Pianificazione delle attività, gestione dei tempi e autovalutazione dei risultati
  • Autonomia nell’organizzazione e nella gestione dei compiti.

 

In questa ottica appare chiaro che tali capacità possono essere sviluppate in qualunque tipo di scuola secondaria di II° grado, al liceo come all’istituto alberghiero.

Ciò che fa la differenza è l’entusiasmo che accompagna il ragazzo nella sua partecipazione quotidiana, la sua voglia di imparare, la soddisfazione che giorno dopo giorno gli permette di svegliarsi contento per andare a scuola.

Smettiamo – tutti – di concentrare l’attenzione sulle prestazioni, per rivolgere lo sguardo verso i ragazzi e le loro passioni, aspirazioni, desideri. Anche se sono diversi dalle nostre aspettative perché in fondo, l’aspettativa ultima è che diventino persone soddisfatte della propria vita e non necessariamente dei laureati.

 

E l’orientamento scolastico per i ragazzi con DSA?

Ecco, tutto quanto detto sopra vale ancor più per i ragazzi con DSA!

A maggior ragione, un ragazzo dislessico dovrà essere supportato nella scelta di una scuola che gli piaccia e lo interessi, che possa in parte ricompensare la frustrazione che deriva dal fatto di studiare in sé, con le maggiori difficoltà di cui abbiamo parlato. Tempi più lunghi e strumenti diversi per memorizzare, maggior impegno di studio e risultati non corrispondenti allo sforzo, necessità di utilizzare strategie da inventare strada facendo (mappe, formulari, rappresentazioni mentali che aiutino il recupero mnesico).

Certamente è importante il confronto con gli specialisti che lo hanno seguito nel percorso diagnostico e riabilitativo, allo scopo di aumentare la consapevolezza – sia del ragazzo che dei genitori –  sulle possibili criticità, sostenendoli con interventi mirati a migliorare il metodo di studio e l’autonomia.

L’unica regola, per la scelta di un percorso scolastico e professionale, è dunque il seguire i propri sogni, le proprie passioni perché è di queste soprattutto che si nutriranno la mente e l’anima dei nostri ragazzi. Tutti!

In definitiva, la scuola ha il grande compito e la responsabilità di preparare alla vita, esattamente come i genitori.

 

Daniela

Daniela

Daniela Filippini. Laureata in Logopedia con lode presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, mi occupo prevalentemente di disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, in collaborazione con la Fondazione don Carlo Gnocchi Onlus e il poliambulatorio Oasimedica. Nel tempo libero le mie passioni sono il cinema, il teatro e gli sport di montagna.

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