Allattamento esclusivo al seno: ecco cosa dovresti sapere

Quando una mamma partorisce e ha il desiderio di allattare, crede con tutto il suo cuore di farcela. Per avviare l’allattamento al seno, Inizia ad attaccare il neonato come le avevano spiegato al corso preparto: tienilo pancia contro pancia, controlla se la posizione è giusta, se la sua bocca è ben aperta. Aspetta di sentire il latte che esce. Sì, il latte c’è, il piccolo mangia volentieri e la mamma è contenta, soddisfatta.

E allora perché tante mamme hanno difficoltà ad allattare esclusivamente al seno?

Innanzi tutto, è utile sapere che:

  • Nella pancia, per nove mesi, il neonato è nutrito 24 ore al giorno. Appena uscito, deve “imparare” a mangiare; ci vogliono settimane per riuscirci.
  • Lo stomaco del neonato, nei primi giorni, è piccolo quanto una ciliegia: si riempie e si svuota molto velocemente.
  • Allattare ogni tre-quattro ore è un mito creato con l’introduzione del latte artificiale nell’alimentazione dei neonati, perché questo ha una digestione più lenta rispetto al latte materno. Se si parla di allattamento al seno, gli intervalli possono essere molto brevi.

 

Cosa succede quando un bebè è allattato al seno?

Durante la suzione, viene stimolata la produzione di due ormoni: la prolattina, necessaria alla produzione di latte, e l’ossitocina, che ne determina la fuoriuscita. Ossia: più il bebè si attacca, più il seno produce latte. Se l’allattamento al seno è condizionato da intervalli troppo lunghi, oppure s’introducono precocemente acqua o altri liquidi (tisana, latte artificiale), o si usa il ciuccio come alternativa al seno (si parla soprattutto delle prime settimane), il livello di prolattina si abbassa e, di conseguenza, diminuisce anche la produzione di latte. Al neonato non ne arriva la quantità necessaria alla sua crescita, e si prescrive l’aggiunta di latte artificiale.

Qui inizia un circolo vizioso dal quale non sempre è facile uscire da sola. La mamma attacca il bambino e, dopo un po’, ha la sensazione di avere il seno vuoto, ma lui ha ancora fame: preoccupata, anziché riattaccarlo gli dà l’aggiunta. Questo mangia e dorme per ore, quindi si attacca di meno: l’aggiunta continua a farsi necessaria e, se la mamma non viene aiutata a riprendere un allattamento al seno fisiologicamente normale, la produzione di latte continua ad essere insufficiente.

Cosa può fare una mamma che vuole continuare ad allattare esclusivamente al seno?

  • Allattare a richiesta, vuol dire attaccare il neonato ogni volta che dimostra i segnali della fame, anche se è passato pochissimo tempo dall’ultima poppata: questo è il miglior modo di aiutarlo a “imparare” a mangiare, e anche il miglior modo di adeguare la produzione di latte alle sue necessità.
  • Tenere il bambino vicino a se il più possibile: per esempio, l’utilizzo delle fasce porta bebè, il famoso babywearing, può svelarsi molto utile.
  • Cercare, in caso di dubbi o perplessità, una consulente alla pari: oggi esistono numerose associazioni e tanti gruppi di sostegno che offrono consulenza gratuita per aiutare le mamme in questo percorso. Uno dei più conosciuti è La Leche League, ma cercate anche quelli vicini a voi. Sul sito della Regione Piemonte trovate l’elenco dei punti di sostegno.
  • Informarsi, ancora prima della nascita del bebè, sul funzionamento fisiologico del seno e su come portare a buon fine un allattamento esclusivo.
Marcia Braghiroli

Marcia Braghiroli

Marcia Braghiroli, 48 anni, giornalista. Ho conseguito la laurea in Scienze della comunicazione in Brasile. Sono anche mamma, consulente alla pari per l’allattamento e catechista. Ho sempre scritto con passione: imparare a farlo in italiano è stata la mia grande sfida, ma anche una bella soddisfazione.

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