Bilinguismo e società, parliamone ancora

Nell’articolo “Lingua inglese: i dati della ricerca EF. Italia 34°” abbiamo affrontato il tema di come si impara una lingua e delle differenze del grado di conoscenza che derivano dal momento della vita in cui si viene in contatto con una lingua diversa da quella di origine. Ogni società è caratterizzata dalla coesistenza di più lingue e, più che di bilinguismo, è corretto riferirsi al multilinguismo, a cui si sommano naturalmente anche i dialetti locali.

Le lingue parlate nel mondo sono oltre 6.000 e si calcola che oltre due terzi della popolazione mondiale sia bilingue o multilingue.

La famiglia è il contesto primario per lo sviluppo tra 0-5 anni a livello sociale, emotivo, cognitivo e linguistico in tutti i suoi aspetti, dai suoni specifici di una lingua, al vocabolario, alla struttura della frase e soprattutto agli aspetti più culturali dello scambio comunicativo (la cosiddetta pragmatica del linguaggio). Sembra una banalità, ma si tratta, in realtà, di una osservazione molto importante nell’attuale mondo tecnologico e virtuale: l’apprendimento di una lingua – e non solo! – risiede nell’interazione comunicativa, nello scambio diretto. Guardarsi negli occhi, interagire con osservazioni, domande, risposte, esclamazioni, diverbi, questa è l’interazione che muove il linguaggio e l’intelligenza sociale.

E’ l’interazione con i pari la motivazione più forte per l’apprendimento di una lingua, perché essa è materia viva che si modifica con l’uso quotidiano. Le lezioni teoriche, la grammatica ne sono solo il completamento per migliorare le capacità espressive, ma non possono sostituire la bellezza di un messaggio che viene scambiato e compreso nel dialogo tra due persone.

Oltre alla ricchezza comunicativa, studi scientifici hanno confermato i numerosi benefici neuropsicologici che derivano dalla conoscenza di una o più lingue:

  • maggior flessibilità cognitiva che deriva dal continuo passaggio da un codice linguistico ad un altro (code switching) eche si riflette sulle abilità dell’intelligenza fluida e delle cosiddette funzioni esecutive;
  • migliori capacità della memoria di lavoro visuo-spaziale e fonologica;
  • un effetto protettivo nei confronti dell’insorgenza della demenza senile con ritardo di 4-5 anni di esordio;
  • una maggior predisposizione musicale.

 

Da uno studio spagnolo sembra addirittura che un’esposizione nei primi mesi di vita di appena un’ora al giorno ad una lingua L2, sia predittiva di una migliore acquisizione di bilinguismo. Ancora una volta, però, la condizione determinante è l’interazione comunicativa. Niente cartoni animati o canzoncine ascoltate passivamente!

Quando pensiamo al bilinguismo, siamo generalmente portati a pensare all’inglese, ma ogni lingua ha una sua bellezza e un suo patrimonio culturale che va salvaguardato in nome della ricchezza della Società intera.

Condivido con voi la curiosa espressione attribuita all’imperatore Carlo V (1500-1558 d.C.) per sottolineare la funzione sociale e politica delle lingue:

Parlo in spagnolo a Dio, in italiano alle donne, in francese agli uomini e in tedesco al mio cavallo.

A scuola le nostre classi nascondono tesori linguistici importanti. Al di là della lingua comune che serve per la condivisione quotidiana, ci sono nonni che possono raccontare fiabe al ritmo melodico dei tuareg del deserto o i suoni tintinnanti di leggende di condottieri dell’antica Cina; rituali dei popoli indios che sapevano leggere le stelle o i linguaggi simbolici dell’antico Egitto. Il patrimonio linguistico è universale nella sua molteplicità perché è la storia dell’umanità intera: non quella distante e asettica che si studia sui libri, ma quella che si comunica viso a viso, mano nella mano con il compagno di classe.

Integrazione non è parlare la stessa lingua, ma è dare valore alla lingua di ciascuno, cioè alla cultura, alle tradizioni, alle origini di ciascuno.

Per questo, credo che il valore del multilinguismo sia soprattutto un valore umano e meriti rispetto, valorizzazione, tutela da parte di tutti.

Daniela

Daniela

Daniela Filippini. Laureata in Logopedia con lode presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, mi occupo prevalentemente di disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, in collaborazione con la Fondazione don Carlo Gnocchi Onlus e il poliambulatorio Oasimedica. Nel tempo libero le mie passioni sono il cinema, il teatro e gli sport di montagna.

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