Difficoltà a scuola? Ecco cosa fare

Cari genitori, in questo articolo, proverò a spiegare quali sono i campanelli di allarme di una difficoltà “sospetta” che possono essere segnalati dagli insegnanti o dei quali vi siete accorti voi stessi.

Dopo aver accompagnato durante tutto l’anno i bambini nei compiti a casa, sostenendoli e stimolandoli nel loro primo “dovere” sociale, andrete ai colloqui di fine anno con un elenco di domande e la richiesta più o meno esplicita di sapere che è tutto sotto controllo, nella norma, non ci sono difficoltà particolari…

Se avete avuto qualche segnale che qualcosa non stia procedendo come ci si attende o vi viene presentato dagli insegnanti, è importante approfondire e cercare di capire quali siano le cause di queste difficoltà.

È possibile infatti, che queste difficoltà non siano dovute semplicemente a svogliatezza, disinteresse, irrequietezza o distrazione, ma siano sintomo di una difficoltà di apprendimento che richiede di essere approfondita e che, in taluni casi, può rappresentare un disturbo specifico di apprendimento (DSA) vero e proprio.

Come è facilmente comprensibile, le caratteristiche di una difficoltà scolastica possono essere le più varie, legate a fattori esterni ed interni allo studente, ma in questa sede vorrei soffermarmi su quelle che riguardano le cosiddette abilità strumentali della letto-scrittura, che costituiscono il presupposto della carriera scolastica.

Sappiamo che nei primi 2-3 anni del ciclo della scuola primaria, l’obiettivo formativo è quello di acquisire le competenze di base: lettura, scrittura e le conoscenze numeriche e di calcolo iniziali. Solo dopo l’automatizzazione di queste abilità di base, quindi dal terzo anno della scuola primaria, il percorso scolastico può diventare più articolato e concentrarsi sullo studio delle varie discipline, dalla storia, alla geografia, alle scienze, in un crescendo di complessità e quantità di informazioni da acquisire.

La parola chiave di una prima difficoltà scolastica che può presentarsi è questa automatizzazione, termine con il quale si intende che l’esecuzione di una sequenza di operazioni o movimenti o il recupero di informazioni diventa rapida, efficiente e non richiede più un alto grado di concentrazione.

Cari genitori, pensate all’imparare a guidare: c’è una prima fase molto faticosa, in cui bisogna prestare attenzione e ricordare ogni passaggio, i pedali da premere, le posizioni delle marce, dove sono gli specchietti, il significato dei segnali stradali ecc… con un grande affaticamento ad ogni lezione di scuola-guida e tensione emotiva di cui credo in molti abbiamo il ricordo.

Dopo un po’ però, l’esercizio della guida comincia ad essere meno impegnativo e già a partire da alcuni mesi dall’esame per la patente, ci si scopre in grado di guidare ascoltando la radio o conversando con la persona seduta accanto.

Ma, anche al guidatore più esperto, in condizioni di nebbia fitta o su una strada impegnativa, viene spontaneo spegnere la radio e interrompere la conversazione per potersi concentrare meglio.

Con questo esempio, desidero spiegarvi con immagini concrete ciò che succede nell’apprendimento, quando si passa da una prima fase di elevata concentrazione e fatica, ad un secondo momento in cui ciò che si voleva imparare è stato acquisito e permette di spostare l’attenzione su altri aspetti.

Rapportato alla lettura, nel primo anno occorre imparare l’associazione suono-lettera, poi riconoscere le sillabe piane come unità minima, poi unire le sillabe per formare le parole, fino ad un’ultima fase in cui la parola viene riconosciuta globalmente, senza più bisogno del passaggio sillabico.

Solo quando la fase decifrativa diventa più veloce, è possibile concentrarsi sul significato di ciò che si sta leggendo e, finalmente, potersi godere il piacere di un racconto, una barzelletta o una pagina di scienze.

La stessa cosa avviene anche nella scrittura e, all’inizio, quando fanno il dettato i bambini sono talmente concentrati ad analizzare le parole e i singoli suoni che le compongono, che non possono prestare attenzione al contenuto di ciò che stanno scrivendo, ma si tratta di una pura e semplice trascrizione.

Fino a quando il processo non è stato automatizzato, infatti, tutta la concentrazione è impegnata nella transcodifica (= passaggio dal suono al segno scritto) alfabetica ed ortografica secondo le regole della lingua italiana, senza possibilità di accorgersi se il contenuto del testo abbia senso o meno, né se la parola scritta corrisponda a quella effettivamente dettata.

È importante sottolineare la grande variabilità individuale nell’acquisire gli automatismi della letto-scrittura, ai quali alcuni arrivano già alle vacanze di Natale del primo anno ed altri soltanto in seconda, in un percorso soggettivo dipendente da vari fattori.

L’occasione dei colloqui con gli insegnanti si presenta come un appuntamento fondamentale per avere un’indicazione più precisa del livello raggiunto dal bambino, perché arricchita dal confronto con la classe. L’insegnante – che ha usato lo stesso metodo con gli stessi tempi per tutta la classe – ha modo di rendersi conto precocemente di chi fa più fatica in alcuni ambiti ed intervenire per recuperare il divario.

Allo stesso modo, può segnalare alle famiglie la necessità di allenamento aggiuntivo ed eventualmente suggerire di rivolgersi ad uno specialista, nel caso in cui le difficoltà siano più marcate rispetto al gruppo classe.

L’aspetto più importante a mio avviso è capire qual è la causa che impedisce a vostro figlio di partecipare con profitto e soddisfazione alla vita scolastica, vivendo con fatica eccessiva l’impegno dei compiti, dello studio e delle verifiche.

Allora quali possono essere i campanelli d’allarme per i DSA?

Fa difficoltà a leggere…

  • è lento e/o fa molti errori, anche quando i compagni di classe hanno già imparato a leggere con una certa velocità;
  • confonde le lettere tra loro e scambia una parola per un’altra, spesso senza accorgersi che non è pertinente alla frase;
  • anche i numeri causano confusione, nei calcoli e nella soluzione dei problemi;
  • copiare dalla lavagna è faticoso e anche se studia il rendimento spesso è insufficiente o nelle lingue straniere ci sono grandi difficoltà;
  • non riesce a capire bene il significato di quello che legge perché è troppo impegnato a tradurre i segni scritti;
  • si distrae e si stanca con facilità, sembra poco interessato allo studio e svogliato nei compiti.
  • Non pensate subito che sia dislessia, ma è utile sapere che cosa significa questa parola.

La dislessia è un disturbo che riguarda la lettura: il bambino non riesce ad apprendere il meccanismo di traduzione del codice scritto nel codice parlato con precisione e velocità adeguata.

 

Fa molti errori quando scrive…

Anche se si esercita con le schede, il bambino non riesce a memorizzare le regole della grammatica italiana, come l’apostrofo, l’uso dell’H, le doppie, ecc… sia nel dettato che nella scrittura spontanea:

  • confonde “e” congiunzione da “è” verbo, così come distribuisce apparentemente a caso “a” preposizione ed “ha” verbo;
  • anche se ricorda la regola grammaticale, non riesce ad utilizzarla correttamente e commette errori tipici dei bambini dei primi anni delle elementari.

Scrive talmente male che lui stesso non capisce cosa ha scritto…

In questo caso si tratta della forma scritta, più che del contenuto:

  • la calligrafia è poco leggibile, spesso anche dal bambino stesso;
  • le lettere hanno forme irregolari, che escono dai margini delle righe e talvolta non sono riconoscibili; anche i numeri sono illeggibili e si confondono tra loro;
  • nel disegno fatica a organizzare in modo simmetrico lo spazio del foglio o a colorare rispettando i margini delle figure;
  • impugna male la matita e confonde maiuscolo e minuscolo, mescolando gli stili;
  • spesso lamenta male alla mano dopo la scrittura prolungata;
  • il bambino esegue con fatica anche altri compiti motori, come allacciarsi le scarpe, abbottonarsi o appare goffo nei movimenti;
  • non sembra dotato per lo sport e ha difficoltà negli esercizi di ginnastica.

 

Matematica? Aiuto!

Il bambino fatica ad apprendere le procedure del calcolo aritmetico e a dare un valore quantitativo al numero, distinguendolo per la posizione che occupa (unità, decine, centinaia, ecc…). Sono tipiche:

  • difficoltà ad imparare le tabelline e nel calcolo veloce entro la decina; se i numeri sono invertiti, non riconosce che si tratta della stessa operazione, es: 7X2 è uguale a 2×7;
  • è molto lento o fa errori nell’enumerazione all’indietro;
  • fatica a memorizzare le procedure di calcolo: il riporto, gli incolonnamenti, le formule di verifica come la prova del nove;
  • nei problemi ha difficoltà a comprendere come utilizzare i dati forniti dal testo, per raggiungere il risultato richiesto;
  • nel ragionamento ha spesso bisogno dell’aiuto del genitore o sceglie a caso l’operazione da svolgere;
  • la lettura dell’orologio e dei concetti riguardanti il tempo sembra particolarmente complicata, così come la memorizzazione dei mesi dell’anno, giorni della settimana, ecc…

 

 

E quindi?

Non abbiate timore di porre domande agli insegnanti, al di là dei voti chiedete se vostro figlio riesce a seguire il programma della classe, se partecipa attivamente ed è sereno con i compagni. Oppure, al contrario, se manifesta comportamenti di disagio (distraibilità, agitazione fisica, rifiuto ad eseguire le consegne, isolamento) e difficoltà a comprendere o svolgere le attività in classe nei tempi assegnati.

Il secondo passo è quello di consultare uno specialista del linguaggio e degli apprendimenti. Il foniatra e il logopedista vi guideranno nel capire come affrontare le difficoltà scolastiche, comprenderne le cause ed intervenire per aiutare il vostro bambino a vivere meglio le sue giornate in classe, con più serenità e soddisfazione.

 

Daniela

Daniela

Daniela Filippini. Laureata in Logopedia con lode presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, mi occupo prevalentemente di disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, in collaborazione con la Fondazione don Carlo Gnocchi Onlus e il poliambulatorio Oasimedica. Nel tempo libero le mie passioni sono il cinema, il teatro e gli sport di montagna.

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