L’aborto è un lutto ? Si, ma non lo ha ancora capito nessuno

Quando sei una madre ed un’altra madre ti racconta di aver perso il suo bambino, non puoi non comprendere il suo dolore. Si tratta di una sensazione che lascia sgomenti. Perdi di colpo l’idea di te madre e tutte le fantasticherie sulla vita di un figlio che non conoscerai mai. Per queste ragioni l’aborto è un lutto, ma in questo paese non lo ha capito nessuno e nel mondo intero solo la Nuova Zelanda e l’India.

Lo scorso ottobre Bianca Atzei in una intervista al Corriere della Sera a proposito dell’aborto spontaneo riportato quasi al quarto mese di gravidanza, diceva: “E’ un lutto, mi sentivo già madre.”

Un anno fa invece, Marilena raccontava proprio al nostro blog: “Alla 21ema settimana… una giornata strana, qualche contrazione, quelle normali, poi qualche perditina, così siamo andati al pronto soccorso e mai avrei immaginato che fossi in travaglio e che da lì a poche ore mio figlio sarebbe stato portato via in un sacco.”.

Ebbene di fronte a queste situazioni, la perdita non può che essere un vero e proprio lutto.

L’aborto è una terribile esperienza che talvolta viene peggiorata dalla mancanza di comprensione ed empatia da parte di chi sta intorno alla persona che l’ha subito.

L’aborto è un lutto, ma non c’è comprensione neppure in ambito medico

È vissuto come un lutto anche perché sovente gli operatori sanitari non comunicano l’accaduto con una forma comunicativa accogliente e positiva. Liquidano il tutto con un freddo “non c’è battito” o con un distaccato “può sempre riprovare”.

A questo proposito, tempo fa una persona mi ha confidato: “Ho iniziato ad avere un forte mal di pancia, poi l’arrivo dell’ambulanza e poche ore dopo era tutto finito. Sono stata rimandata a casa come se avessi avuto una colica, ma io avevo perso il bambino che aspettavo”.

L’aborto è un lutto anche quando lo scegli

A mio avviso l’aborto è un lutto anche per chi sceglie la strada della volontaria interruzione di gravidanza.

Ci sono donne che non possono avere un figlio perché le loro troppo precarie condizioni economiche non lo consentono. Altre che non vogliono un figlio in quanto frutto di una manipolazione violenta di un rapporto molto distante dall’amore da cui tentano di allontanarsi. Infine, ci sono donne troppo giovani per essere madri.

In tutti questi casi, l’aborto è ugualmente un lutto in quanto viene meno l’idea di una genitorialità desiderata, consapevole e progettualizzata secondo le proprie intenzioni e la propria maturità.

È dura elaborare tutto questo.

È troppo per chiunque… senza nemmeno toccare il senso di colpa provato da ognuna.

Qui l’aborto è uno stigma

In Italia, l’aborto non è considerato un lutto, bensì un tabù. È qualcosa di cui non si deve parlare tra donne, figuriamoci pubblicamente, magari per modificare le norme sui congedi parentali, il lutto o la malattia.

Lo stigma nei confronti dell’aborto conduce alla concessione della malattia in caso di aborto spontaneo nei primi 180 giorni dal concepimento. Successivamente la madre ha diritto al congedo per maternità.

E i padri? Non sono neppure contemplati.

La circolare INPS dell’11 marzo 2021 specifica che i padri hanno diritto di astenersi dal lavoro per 10 giorni in caso di perdita di un figlio in gravidanza (dopo i primi 180 gg dal concepimento) o di morte del bambino. L’uomo deve quindi, essere forte sempre per sé, per la sua compagna e per la società.

La Nuova Zelanda ha invece, fatto un enorme passo in avanti. Lo scorso marzo ha approvato una legge che riconosce ai genitori 3 giorni di congedo per lutto in caso di aborto spontaneo perché è una sofferenza dalla quale riprendersi.

In India accade di meglio: sono previste 6 settimane di congedo dopo un aborto spontaneo.

È assolutamente necessario che il sistema dei congedi venga riformato anche in Italia. Deve essere più favorevole per i genitori e per coloro che subiscono gravi dolori e sofferenze dai quali riprendersi con il tempo e l’aiuto qualificato.

Luciana Spina

Luciana Spina

Luciana Spina, tante cose, ma qui soltanto blogger. Adoro osservare la realtà. Lo spirito critico e la concretezza sono, nel bene e nel male, le mie caratteristiche.

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