Comunicazione, perché è così importante?

Quest’oggi incontriamo la dott.ssa Azia Sammartano – medico torinese specializzata in Audiologia e Foniatria ed esperta nei disturbi dell’età evolutiva e dell’apprendimento – per parlare di comunicazione.

La comunicazione non è solo un termine utilizzato in varie accezioni e contesti, dalla sociologia al marketing, ma riguarda, soprattutto, uno dei comportamenti umani fondamentali.

 

Dott.ssa Sammartano, ci spieghi qualcosa della comunicazione nella sua essenza profonda. Perché è così importante comunicare?

Comunicare è entrare in relazione e permettere ad ognuno di noi di sentirsi parte della comunità e della società in cui vive, nonché esprimere emozioni e necessità contingenti. Come scrisse il noto filosofo greco Aristotele nell’opera “Politica”: “L’uomo è un animale sociale in quanto tende ad aggregarsi con altri individui e a costituirsi in società.”.

Questo è il punto cruciale su cui poi anche Darwin e Freud si sono a lungo interrogati, ma a noi – che sia istinto a se stante o mezzo per soddisfare altre esigenze – non modifica il concetto fondamentale che è: la comunicazione è fondamentale per potersi definire e per poter definire il mondo che ci circonda. Esiste anche una carta dei diritti di cui mi permetto di citare alcuni punti come:

“Il diritto di essere informato riguardo a persone, cose e fatti relativi al proprio ambiente di vita.”

“Il diritto di ricevere informazioni per poter partecipare ai discorsi che avvengono nell’ambiente di vita, nel rispetto della dignità della persona disabile.”

“Il diritto di ricevere messaggi in modo comprensibile e appropriato dal punto di vista culturale e linguistico.”.

 

Come si sviluppano le capacità di comunicare e cosa si può fare nelle situazioni in cui le possibilità naturali sono impedite da una condizione patologica?

Le possibilità relative alla comunicazione sono molteplici, possiamo partire da una comunicazione non verbale che è anche la prima che si sviluppa nella scala evolutiva dell’umanità. Il grado comunicativo che il corpo è in grado di trasmettere è altissimo ed esprime un livello di comunicazione intersoggettiva che, spesso, supera le parole. I gesti comunicativi sono la base del linguaggio, basti pensare che è attraverso il corpo che esprimiamo anche le nostre emozioni e le prime necessità di sopravvivenza. I bambini nelle loro prime richieste hanno il pointing, ossia l’indicare con il dito per richiesta oppure per dimostrazione. La maggior parte della comunità, spesso, crescendo e diventando adulta, perde il livello cosciente di questa modalità comunicativa, pensando che la comunicazione sociale e non, sia tutta giocata sul linguaggio parlato. Nulla di più sbagliato. Comunicare significa ‘entrare in relazione”, ‘essere in comunicazione’ e ‘ trasmettere ad altri’, siamo noi che, socialmente, abbiamo associato la parola a questo contesto. Nelle condizioni patologiche in cui manca la parola abbiamo, quindi, noi tutti la possibilità di utilizzare il corpo e l’immagine, ossia tutto ciò che non è parola. Largo uso di questo è lampante sotto gli occhi tutti e sto parlando della Comunicazione Aumentativa Alternativa o anche della Lingua dei Segni. C’è da dire che, noi italiani con il nostro ‘gesticolare’ che ci rende famosi in tutto il modo, abbiamo già di un codice di gesti significativi condivisi da tutta la comunità che ci permettono di capirci, senza dire nulla con la voce.

 

Chi sono le figure professionali di riferimento, quando ci sono dei problemi che riguardano la comunicazione?

Le figure professionali che riguardano la comunicazione sono tipicamente i logopedisti  che, proprio nel loro profilo professionale al punto b, hanno ‘la rieducazione funzionale delle disabilità comunicative e cognitive, utilizzando terapie logopediche di abilitazione e riabilitazione della comunicazione e del linguaggio, verbali e non verbali’. Il medico di riferimento, per il versante comunicativo ad ampio spettro, è il foniatra sia per l’età evolutiva sia per l’età adulta, che ha la possibilità di stendere il piano riabilitativo in termini di priorità di intervento. Chi ha una formazione specialistica in tali termini rispetta anche la carta dei diritti del malato ed è sottoposto a una formazione continua in merito, oltre ad essere in rete con il territorio in cui lavora e risiede per poter fornire ai pazienti coinvolti il miglior trattamento anche una volta finito il percorso riabilitativo e/o abilitativo strettamente inteso.

 

Daniela

Daniela

Daniela Filippini. Laureata in Logopedia con lode presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Torino, mi occupo prevalentemente di disturbi del linguaggio e dell’apprendimento, in collaborazione con la Fondazione don Carlo Gnocchi Onlus e il poliambulatorio Oasimedica. Nel tempo libero le mie passioni sono il cinema, il teatro e gli sport di montagna.

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